Sangue infetto: il Tar Palermo ‘boccia’ il Ministero della Salute e trasmette gli atti alla Corte dei Conti per la valutazione del danno erariale e dei profili di responsabilità dei dipendenti.
Con l’importante sent. n. 1820/2018, emessa lo scorso 20 agosto, dal TAR di Palermo ha condannato il Ministero della Salute a dare ottemperanza ad una sentenza della Corte d’appello di Palermo, nominando un commissario ad acta che provveda al pagamento in caso di ulteriore inerzia da parte dell’amministrazione soccombente.
Lo spunto interessante offerto dal Tar siciliano – ed innovativo sotto certi versi per quanto concerne il grande numero di pronunce positive ottenute in tema di pagamento di danni da sangue infetto dallo Studio Lana Lagostena Bassi – riguarda almeno due profili.
Il Tar, infatti, dopo avere sottolineato che la sentenza con cui il Ministero era stato condannato a pagare il risarcimento per danni da sangue infetto risultava inadempiuta ‘senza alcuna valida giustificazione’, ha condannato lo Stato a corrispondere le somme oggetto di ricorso per ottemperanza, oltre interessi e spese di procedura, ha nominato un commisario ad acta per l’esecuzione di tale obbligo, ma, in un’ottica di maggior garanzia di tutti i contribuenti (più o meno interessati alla vicenda specifica), ha disposto la trasmissione degli atti del processo alla Corte dei Conti, per ogni valutazione in ordine al danno erariale provocato dalla pervicace inerzia del personale del Ministero della Salute che avrebbe dovuto gestire il pagamento in maniera più solerte. Inoltre, lo stesso Tar ha trasmesso gli atti del processo al Segretario generale del Ministero della Salute affinchè valuti l’esistenza di profili di responsabilità disciplinare, ovvero dirigenziale, del Ministero stesso oltre che della performance del personale dirigenziale responsabile della omessa ottemperanza.
Si tratta, come è evidente, di una pronuncia salutata con favore dagli Avvocati dello Studio Lana Lagostena Bassi, che finalmente sembra dare un segnale verso la responsabilizzazione del Ministero della Salute nella vicenda del contenzioso da sangue infetto. Ciò, atteso che, in tutti questi anni, lo Stato ha sempre goduto di una sorta di ‘immunità’ nel mancato rispetto dei tempi di adempimento e di pagamento dei risarcimenti disposti nei confronti delle migliaia di danneggiati.
Per cui, c’è da augurarsi che questo trend si estenda anche ad altri fori, primi fra tutti il Tar Lazio.
Se i coniugi separati sono sempre in conflitto il diritto di visita viene limitato (Cass. Civ., ord. 22219 del 12 settembre 2018).
Con questa interessante ordinanza, la Cassazione ha ribadito il principio, per vero già applicato in numerosi altri casi, secondo il quale, nel disciplinare le modalità di affido dei minori l’interesse fondamentale da tutelare è proprio quello del/dei bambino/i ad una maggiore serenità possibile, più che quello dei genitori a frequentare con assiduità i figli.
Per cui, in un caso di separazione ‘burrascosa’, in cui i genitori non perdevano occasione per recriminare l’un l’altro, a tutto discapito della serenità e di preservare l’equilibrio psico fisico della figlia minore, la Corte di Cassazione ribadisce che “la regola dell’affidamento condiviso dei figli ad entrambi i genitori […] non esclude che il minore sia collocato presso uno dei genitori e che sia stabilito uno specifico regime di visita con l’altro genitore. Attiene poi ai poteri del giudice di merito fornire una concreta regolazione del regime di visita secondo modalità che non sono sindacabili […]. Nel caso di specie, la corte territoriale ha inteso correttamente riportarsi a tali principi laddove, dopo aver registrato le buone condizioni della minore pur in presenza di una esasperata conflittualità tra i genitori, ha provveduto a stabilire in maniera rigida tempi e modalità di frequentazione fra il padre e la discendente per sedare il continuo contrasto esistente fra i genitori ed evitare che la bambina fosse costretta a difendersi dai loro conflitti”.
In conclusione, la Corte sembra voler lanciare un monito a tutti quei genitori che, nonostante la separazione dai rispettivi coniugi, non riescono a trovare un nuovo equilibrio né si sforzano di accantonare la voglia di rivalsa personale senza rendersi conto che questo comportamento ha un effetto negativo sui minori.
Caso dei “medici a gettone” del Policlinico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II: la Corte EDU quantifica l’equa riparazione dovuta dallo Stato ai ricorrenti.
Il giudizio ha ad oggetto il noto caso italiano dei c.d. “medici a gettone”, che avevano svolto funzioni assistenziali presso il Policlinico dell’Università degli Studi di Napoli nel periodo intercorrente tra il 1983 e il 1997 e successivamente erano stati assunti con contratti di lavoro a tempo indeterminato.
All’esito di complicato iter procedurale a livello nazionale, i medici avevano presentato ricorso alla Corte di Strasburgo, chiedendo che fosse riconosciuta ab origine l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato con l’Università e, per l’effetto, il pagamento di alcune differenze retributive nonché la ricostruzione della posizione a livello previdenziale.
Con le celebri sentenze del 4 febbraio 2014 (Mottola e altri c. Italia; Staibano e altri c. Italia), la Corte europea dei diritti dell’uomo riconosceva l’avvenuta violazione da parte dell’Italia dell’art. 6 par. 1 CEDU, sotto il profilo del diritto di accesso ad un tribunale, riconoscendo che i ricorrenti erano stati privati della possibilità di presentare ricorso ad una autorità giudiziaria nazionale competente, nonché dell’art. 1 Prot. 1 CEDU, poiché il capovolgimento di orientamento giurisprudenziale, operato dal Consiglio di Stato, aveva de facto privato i ricorrenti della possibilità di far valere il proprio diritto di credito relativo al trattamento pensionistico.
A distanza di oltre quattro anni, i Giudici di Strasburgo hanno condannato l’Italia a corrispondere ai medici una somma complessiva di oltre 500.000 € comprensiva di danni morali e materiali.
Corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali”.
Sono aperte le iscrizioni al Corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali”, giunto alla sua II edizione. Il corso si articolerà in una serie di dieci incontri a tematica multidisciplinare dal 7 settembre al 16 novembre 2018, per una durata complessiva di 35 ore. Ciascuna lezione si svolgerà il venerdì pomeriggio dalle 14:00 alle 17:30.
Le lezioni si terranno nei seguenti venerdì del corrente anno: 7 settembre, 14 settembre, 21 settembre, 28 settembre, 5 ottobre, 12 ottobre, 19 ottobre, 26 ottobre, 9 novembre e 16 novembre.
Anche quest’anno il corso si propone di dare una risposta alle maggiori questioni aperte in materia di migrazioni e integrazione. Le migrazioni sono infatti un fenomeno che ha assunto negli ultimi anni rilievo preponderante tanto sul piano politico che sociale. I migranti arrivano numerosi in Europa dall’Africa e dall’Asia, fuggendo da persecuzioni, guerre, calamità naturali, condizioni di povertà e di miseria estreme, e affrontano viaggi di fortuna e ad alto rischio per coltivare la speranza di una nuova vita. Quanti sono? Da dove provengono? Dove vogliono andare? Che tipo di accoglienza li aspetta nel nostro Paese? Quali i modelli di integrazione?
È per rispondere a questi ed altri interrogativi simili che l’Unione forense per la tutela dei diritti umani ha deciso di organizzare la II edizione del corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali”, con l’obiettivo di fornire un quadro interdisciplinare della materia, dal punto di vista giuridico, economico, demografico e antropologico, nonché dal punto di vista giornalistico, sociologico, medico e psicologico, con l’espressa intenzione di analizzare le varie sfaccettature del fenomeno cercando di fornire una visione quanto più completa possibile ai fruitori del corso.
Il corso è destinato ad operatori del diritto, rappresentanti delle ONG specializzate nel settore dei diritti umani, funzionari della pubblica amministrazione, mediatori culturali, medici, giornalisti, assistenti sociali e a tutti coloro che intendano conseguire una specializzazione in materia.
Ai fini di un ottimale svolgimento dell’attività didattica è previsto un numero massimo di 90 partecipanti.
Durante il corso i partecipanti possono accedere alla documentazione relativa a ciascuna lezione attraverso il sito dell’Associazione (www.unionedirittiumani.it). Le iscrizioni al corso dovranno pervenire alla segreteria dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani (Sig.ra Gioia Silvagni), tel. 06 8412940, email: [email protected], tramite apposito modulo di adesione.
Ai partecipanti sarà offerto il “Dossier Statistico Immigrazione 2017”, realizzato da Idos in partenariato con Confronti, con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e la collaborazione dell’Unar.
Il corso ha ricevuto il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), del Ministero della Giustizia e del Consiglio Nazionale Forense (CNF).
Il Consiglio Nazionale Forense ha riconosciuto inoltre 20 crediti formativi (di cui 3 in materie obbligatorie) per l’intero corso.
Trovate qui il programma del corso.
Corso di specializzazione sulla tutela dei diritti umani.
L’Unione Forense per la tutela dei diritti umani organizza anche quest’anno il corso di specializzazione sulla “Tutela europea dei diritti umani”, giunto alla sua XIX edizione.
Il corso è un utile strumento di approfondimento e aggiornamento per operatori giuridici e studiosi della materia.
Tra gli strumenti internazionali a tutela dei diritti fondamentali vi sono, da un lato, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e, dall’altro, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In particolare, la prima è venuta assumendo negli anni un ruolo sempre più significativo nel contesto dei 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa, soprattutto in ragione dell’effettività della tutela dei diritti fondamentali apprestata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, organo giurisdizionale permanente con sede a Strasburgo, che vigila sul rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi previsti dalla CEDU.
Il corso è dedicato proprio allo studio del funzionamento di tale sistema, offrendo ai partecipanti la possibilità di approfondire, con il contributo di autorevoli esperti in materia, la giurisprudenza della Corte europea e l’impatto che questa ha nell’ordinamento italiano. Nell’ambito del corso saranno altresì esaminati i rapporti tra la Corte di Strasburgo e la Corte di Lussemburgo alla luce dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha attribuito valore giuridico vincolante alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il corso si articolerà in una serie di sei incontri, della durata di tre ore ciascuno, che si terranno presso la Cassa Forense, in Roma, Via Ennio Quirino Visconti n. 6/8, i seguenti venerdì: 23 novembre 2018, 30 novembre 2018, 7 dicembre 2018, 14 dicembre 2018, 21 dicembre 2018 e 11 gennaio 2019.
Le iscrizioni al corso dovranno pervenire alla segreteria dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani (Sig.ra Gioia Silvagni), tel. 06 8412940, email: [email protected], tramite apposito modulo di iscrizione da compilare e inviare unitamente alla copia del bonifico (IBAN: IT49 B033 5901 6001 0000 0060 078) entro il 10 novembre 2018. È previsto un numero massimo di 80 partecipanti. Per la frequenza al corso è dovuto un contributo a titolo di rimborso delle spese organizzative pari a € 250,00 (IVA compresa).
Il corso ha ricevuto il Patrocinio del Consiglio d’europa e del Consiglio Nazionale Forense.
Il Consiglio Nazionale Forense ha riconosciuto 18 crediti formativi (di cui 3 in materie obbligatorie) per i partecipanti al corso.
Durante il corso i partecipanti potranno accedere alla documentazione relativa a ciascuna lezione, che verrà pubblicata nella sezione Formazione del sito dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani (www.unionedirittiumani.it).
Trovate qui il programma del corso.